I social censurano i contenuti che a loro giudizio non sono “conformi”, L’Europa sta per approvare il regolamento ChatControl che autorizza aziende private ad analizzare le nostre comunicazioni digitali (messaggi e email), Google e Amazon ascoltano i dialoghi dentro le nostre case. Qualche riflessione sul futuro che ci attende.
Recentemente è emerso che migliaia di dipendenti di Google (o di aziende ad esso collegate) sono pagati per ascoltare le conversazioni effettuate da noi utenti in presenza degli assistenti vocali, quali Google home, Google Assistant. Analoga situazione è emersa per quanto riguarda Amazon e il suo assistente Alexa.
La giustificazione ufficiale di Google e Amazon è che sia necessario ascoltare i comandi imposti dalle persone agli assistenti vocali, per rendere sempre più preciso il riconoscimento vocale.
Sta di fatto che in quelle conversazioni possono emergere nomi e fatti che permettono di identificare le persone e mettere a nudo la loro vita privata, con buona pace della direttiva europea GDPR che in teoria dovrebbe cautelare le persone proprio da questi rischi.
Per rimanere in Europa, un’ulteriore perdita di diritti è in dirittura di arrivo, non appena il Consiglio Europeo andrà a ratificare il nuovo regolamento UE ribattezzato “ChatControl“.
In questo caso tutte le nostre comunicazioni digitali, quali messaggi e email, passeranno al vaglio dei gestori dei servizi di comunicazione (ad esempio Facebook e Google) che potranno analizzarle, assistiti da algoritmi di intelligenza artificiale, e segnalare alle forze di polizia quei messaggi che incapperanno nei loro filtri, alla ricerca di contenuti pedo-pornografici.
Nonostante tassi di errore fino all’86% secondo le statistiche della polizia, innumerevoli cittadini innocenti verranno sospettati di aver commesso un crimine, i minorenni vedranno nudi auto-generati (sexting) cadere in mani sbagliate, le vittime di abusi perderanno canali sicuri per la consulenza. Proprio quest’ultimo punto, la possibilità che “ChatControl” finisca per intercettare e segnalare erroneamente le comunicazioni tra pazienti minorenni, loro genitori e i terapeuti o legali che li assistono nel percorso successivo all’abuso subito, è al momento tra i più controversi.
Secondo Guido Scorza, avvocato e componente del collegio del Garante per la protezione dei dati personali, è << fuor di dubbio che se qualcosa va storto, penso al rischio di falsi positivi, le conseguenze per le persone potrebbero essere drammatiche quanto lo è ritrovarsi bollato, in un qualche database pubblico o privato, come pedofilo mentre non lo si è >>
A questo scenario, aggiungiamo anche la prassi ormai non più velata di censura di quei contenuti, pubblicati dalle persone sui principali social (particolarmente su Facebook e Google), che sono ritenuti “non in linea” con le policy del social media ospitante. Di fatto la censura colpisce quei contenuti che non sono conformi agli obiettivi economici e finanziari dei grandi gruppi sovranazionali che gestiscono i principali social media.